Sul corpo delle donne: stralci da un articolo di Silvia Avallone
Volentieri segnaliamo l’articolo pubblicato il 13 novembre 2023 su Il Corriere della Sera a firma di Silvia Avallone, sul libro Love Harder di Barbara Stefanelli. Ne pubblichiamo di seguito un estratto.
Quanto coraggio ci vuole «per mettere i corpi di traverso al passato»? Corpi di ragazze, pieni di energia, di vita, di bellezza, che però — non solo in Iran — sono ancora considerati luogo della colpa, cose da nascondere, prigioni in cui chiudere i sogni e i desideri per non farli venire al mondo. (…)
Può sembrare inconcepibile, da qui, in un primo momento, avere vent’anni e morire perché non si è indossato un velo, o lo si è indossato male, come è successo a Mahsa Amini nel settembre 2022. Morire nel pieno della giovinezza e delle speranze, perché la tua ciocca di capelli non è una ciocca, bensì un piccone che fa tremare un regime che sta lì da più di quattro decenni. Eppure — lo sappiamo bene anche qui — il corpo delle donne è un campo minato, materia politica incendiaria. Lo sperimentiamo ogni giorno sulla nostra pelle: contiamo i femminicidi e gli stupri che si ripetono quotidiani, ovunque in Italia, e i numeri sono spaventosi. Ecco allora che quel velo, quella costrizione, non appare più un simbolo tanto sfocato, incomprensibile e lontano. (…)
«Amore mio, oggi è stato il tuo diciassettesimo compleanno e oggi mi ritrovo a celebrare il tuo martirio». Sono le parole della madre di Nika, scesa in piazza per Amini appiccando fuoco al velo, subito accerchiata dalle milizie, fatta sparire, e ritrovata dieci giorni dopo in obitorio con il cranio sfondato. Aveva 16 anni. Ce ne vorrà quasi uno intero per ottenere il referto con le prove della violenza sessuale che ha subìto. Perché se manifesti e non scappi abbastanza in fretta, adesso, in Iran, non solo vieni arrestata, ma vieni pestata a sangue, stuprata, uccisa. E se invece sopravvivi, e rimani in cella, verrai stuprata così tante volte che i tuoi genitori, a ogni colloquio, ti porteranno pillole del giorno dopo al posto del pane. (…)
C’è una generazione giovanissima che sta lottando in Iran con un coraggio che ci riporta alle pagine migliori della nostra storia europea: quelle che non dovremmo mai dare per scontate. Una generazione che vuole ballare in piazza, cantare a squarciagola, avere una «vita normale»: tutte cose che là sono vietate.