Quando l’intimità coesiste con la violenza: il comunicato stampa di Nondasola
Pubblichiamo il comunicato stampa che Nondasola ha inviato alla stampa locale a proposito di un recente articolo apparso sul Resto del Carlino.
Come associazione che, nella gestione del centro antiviolenza, ascolta, dà credito e supporta le donne che subiscono violenza, esprimiamo profonda indignazione verso l'articolo apparso sul Resto del Carlino il 27 settembre scorso dal titolo “Maltrattamenti e stalking. Ma la coppia gira un video su Pornhub. Compagno Prosciolto”. Riteniamo sia l'ennesimo esempio di quanto i media contribuiscano a veicolare un immaginario che nutre e giustifica la violenza sulle donne.
Chi lo firma costruisce la propria versione delle motivazioni della sentenza di assoluzione, le quali risiederebbero in un video porno girato in un momento di intimità della coppia, prima che la donna decidesse di allontanarsi a causa della violenza. La logica della giornalista è esplicitata nella domanda “Come può un uomo con cui si è così affiatati, diventare in poche ore il mostro descritto nella denuncia?”
Il senso comune forse risponderebbe che non è possibile.
Noi, dai racconti delle donne che incontriamo abbiamo imparato che l'intimità sessuale in una relazione può coesistere con la violenza. Per quanto comprometta molti ambiti di vita di chi la subisce, la violenza si alterna a situazioni o momenti positivi, in cui si ritrova una momentanea sintonia nella fiducia che le cose possano andare meglio e si condividono anche scelte che non sta a noi giudicare. Questa alternanza - nota anche come ciclo della violenza nelle relazioni di intimità - è un aspetto che rende più difficile per le donne interrompere la relazione e, spesso, allunga i tempi per maturare questa scelta.
È gravissimo che qualcosa che riguarda la sessualità di una donna venga proposto da un quotidiano come elemento a discredito della sua persona e delle sue parole, ma purtroppo sappiamo quanto questo immaginario sia radicato nell’opinione pubblica e circoli attraverso i media. Un posizionamento che mostra chiaramente come, ancora nel 2024, non siamo libere di vivere il nostro corpo e la nostra intimità come vogliamo, perché un giorno qualcuno potrà scrivere che non siamo credibili nel momento in cui accusiamo un uomo di averci maltrattate. Solo la 'vittima perfetta' può evitare la gogna pubblica e confidare in una giustizia giusta.
Tutte le altre sono avvisate.