Il Centro antiviolenza invita il tifo granata - La responsabilità

Pubblichiamo il terzo comunicato che Nondasola ha inviato alla stampa locale, facendo seguito a quelli del 9 e 18 agosto. 

Quando accogliamo al centro antiviolenza una donna sopravvissuta a uno stupro, non ci chiediamo mai: “Cosa avrebbe potuto fare di diverso?”

Prima che operatrici siamo donne. Ascoltiamo. Le parole sono pesanti, i silenzi tra le parole ancora di più. I momenti più difficili del racconto sono quelli in cui la donna si rimprovera per qualcosa che ha fatto o non ha fatto in quei momenti.

Accogliamo anche il prendersi la colpa di quello che è successo. Sappiamo che una parte della rielaborazione di un trauma così intimo consiste nell’assumersi una responsabilità che non è propria. Perché solo questo passaggio, in un primo momento, aiuta ad alleviare l’enorme senso di impotenza che schiaccia chi è stata vittima di stupro. Ascoltiamo. Nemmeno per un attimo ci dimentichiamo che la responsabilità della violenza è di chi la agisce, non di chi la subisce. Questo punto in noi è così fermo che la donna lo sente, insieme alla possibilità di lasciare andare piano piano il senso di colpa e di vergogna. L’opposto di ciò che fuori è l’incessante lancio di pietre: “Ma lei lì che ci faceva?” “Ma lei le indossava le mutande?” “Ma lei perché aveva bevuto così tanto?” “Ma lei non poteva urlare?” “Ma perché non è scappata?

Non pensiamo che la violenza sia caratteristica di tutti gli uomini, un destino ineluttabile, al contrario puntiamo sulla convinzione che la violenza sia una scelta e come tale sia possibile osservarne le conseguenze e metterla in discussione. “Penso che dare la colpa ad entrambi sia un modo dei maschi sia per giustificare la propria violenza sia per difendersi” ci dice Matteo, 17 anni, in una scuola.

La colpevolizzazione della vittima e la minimizzazione dell’accaduto sono tra i meccanismi più subdoli dietro i quali si occulta la responsabilità maschile. Talvolta sono agiti in maniera inconsapevole, ma sono così feroci che molte donne rinunciano a denunciare perché, oltre alla violenza, non ci tengono a subire anche un processo di pubblica lapidazione. Ben sapendo che uno stupro è difficile da dimostrare, e che un giudice può condannare l’autore solo se ci sono prove che lo incriminano oltre ogni ragionevole dubbio.

A quanto pare lo sanno anche i tifosi del Manchester United, che hanno organizzato una manifestazione contro il ritorno in campo di Greenwood, un giocatore assolto a febbraio da un’accusa per stupro: Basta Violenza Contro le Donne, Greenwood via dal Manchester! hanno scritto gli ultras, indifferenti al verdetto. Quello che è emerso dal processo è sufficiente per non voler vedere Greenwood vestire la maglia della loro squadra.

Accanto a tante notizie di violenza maschile sulle donne di questi giorni, una bella notizia di presa di responsabilità collettiva.

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